Grazie
Siete molto gentili
PARTE 3
Ospedale di RiversideGabriel era nel letto, addormentato, e Jasmine lo stava osservando, da fuori la stanza.
“E’ proprio lì” – la signora Hale indicò la camera di Gabriel, a Liam, che raggiunse l’amica.
“Come sta?” – chiese Liam, apprensivo.
“Si riprenderà!” – rispose Jasmine, agitata – “Il braccio è rotto, ma nient’altro di grave” – spiegò la ragazza.
“Capisco” – asserì Liam – “Sharon è venuta?” – chiese, poi, il ragazzo.
“Non parlarmi di quella stronza” – esclamò Jasmine, furiosa – “Ti prego, Liam” – e Liam annuì. I ragazzi, poi, vennero raggiunti dal signor Hale, Jack, il padre di Gabriel e Shaun.
“Salve, signor Hale” – lo salutò, educatamente, Liam.
“Ciao ragazzi” – ricambiò Jack – “Sono contento che siate qua, vicino a Gabriel, vicino a noi” – e Jasmine, e Liam sorrisero – “Volevo chiedervi, voi siete così molto uniti, ma come mai hanno litigato? Io, e mia moglie, credevamo andassero d’accordo” – spiegò il padre dei ragazzi.
“Come ha detto lei, si adoravano, non sappiamo altro” – evidenziò Liam, schietto.
“Capisco, vi lascio in pace, e grazie ancora di essere qui” – Jack salutò Liam e Jasmine.
“Non potremmo mentirgli ancora per molto, presto le voci arriveranno anche a loro” – illustrò Jasmine – “E quando succederà l’ultima persona che vorranno in visita sarò io” – disse la ragazza, preoccupata.
12 ore primaNella palestra scolastica, Gabriel e Shaun, sdraiati sul tappeto apposito, stavano facendo degli esercizi, per gli addominali.
“Caroline ti sta guardando” – disse Shaun, a Gabriel – “E non è la prima volta, gli piaci, è evidente”.
“No, non credo, e non m’interessa” – rispose Gabriel, disinteressato.
“Oh, è mio fratello Gabriel che parla? Esci da quel corpo, Satana” – Shaun prese in giro il fratello, che scoppiò a ridere.
“Cos’è? Non mi piace, e in questo periodo non ho voglia di conoscere nessuna ragazza” – asserì Gabriel.
“Capisco” – Shaun gli sorrise. Il gruppo, poi, venne raggiunto da Den, che posò il suo tappetino a terra, vicino a quello degli amici, e si sdraiò.
“Ciao Romolo e Remo” – esordì Den, provocatorio.
“Chi è Romolo, e chi Remo?” – chiese Shaun, interessato.
“Non ricordo il nome, ma tu sei quello che muore” – esclamò Den, mentre Shaun e Gabriel lo guardarono, straniti – “Scherzavo, chiamasi ironia, siamo nell’America degli anni 2000, non nella Germania nazista”.
“Conosci la storia più di quanto vuoi farci credere, caro Den” – disse Shaun.
“Sai, ieri sera ho dovuto studiare, una palla” – spiegò il ragazzo – “Ma, dimmi della tua serata Shaun, che hai combinato?”.
“Sono stato con Jasmine” – rispose Shaun, determinato – “Abbiamo cenato insieme, visto un film e”
“E cosa?” – lo interruppe Den, interessato. Gabriel intanto riprese gli esercizi.
“Gab, non sei curioso di sapere che combina il tuo fratello australiano con la bella Jasmine?” – domandò Den, sempre più provocatorio – “Dicci tutto” – continuò il giovane.
“E lo sai” – esclamò Shaun – “Non mi piace parlarne in modo esplicito”.
“Quindi sei il terzo ad averlo fatto, complimenti, meglio tardi che mai” – Den riprese i suoi esercizi – “Il primo sono stato io, poi c’è stato Gabriel, e poi tu” – spiegò Den – “Quando Liam lo farà, purtroppo saremo chiusi in un centro riabilitazione per anziani”. Sia Den che Shaun scoppiarono a ridere. Gabriel, invece, sembrava piuttosto triste.
Alle 15. 30, tutti i ragazzi uscirono di scuola, chi più velocemente, e chi più lentamente, come Den e Sharon.
“Allora?” – chiese Den – “Hai le foto?”
“Le ho” – rispose Sharon, agitata.
“Ti vedo nervosa, se vuoi possiamo sempre bruciare quelle foto, e non distribuirle più” – disse Den, trasformando l’espressione di Sharon, da agitata a sorpresa, ma speranzosa – “Però, in quel caso, stamperò quelle del tuo poliziotto, e distribuirò quelle” – esclamò poi il ragazzo, sorridendo.
Sharon gli lanciò un’occhiataccia – “Figlio di una buona donna” – esclamò la ragazza, furiosa.
“Non dire così, conosci mia madre, e poi, sei meno carina quando ti arrabbi” – Den l’accarezzò – “Allora? Ci sono abbastanza foto, attaccale dappertutto, bacheca, palestra, aule, banchi, cattedre, lavagne, ovunque tu possa” – gli spiegò il ragazzo – “E, alle sei in punta porta qua Jasmine, io farò venire Gabriel, Shaun e Liam” – continuò Den.
“Liam?” – chiese Sharon, meravigliata.
“Voglio che ci sia tutto il gruppo” – rispose Den, che poi salutò la ragazza, e se ne andò, lasciando Sharon nella disperazione più assoluta.
6 ore prima
Alle sei in punto, Sharon e Jasmine entrarono nella scuola, e si diressero nell’atrio scolastico.
“Perché mi hai portato qui, Sharon?” – chiese Jasmine, sorridente – “C’è una sorpresa per me, da parte di Shaun?” – insistette, contenta, e Sharon gli sorrise, cupa.
La scuola, era letteralmente, tappezzata dalle foto di Gabriel, e Jasmine. Ogni angolo era ricoperto. Jasmine deglutì, indietreggiando – “Cos’è questa cosa? Sharon, ti prego, aiutami” – disse, quasi, in lacrime – “Devi aiutarmi a toglierle, poi ti spiegherò tutto” – Jasmine guardò, speranzosa, l’amica, che abbassò il capo.
“Non ci riusciresti mai” – arrivò anche Liam – “Sono dappertutto, persino nelle classi e nei bagni, e sappiamo quanto sia grande la scuola”.
“Liam, perché ci sei anche tu?” – domandò Jasmine, oramai in lacrime.
Poco dopo arrivò, spedito, anche Gabriel – “Cosa diavolo succede?” – chiese, mettendosi le mani tra i capelli.
“Io non so cosa succeda tra voi, ma verremo a capo di questa situazione” – cercò di rassicurarli Liam, che vide i due ragazzi, notevolmente tesi. Ma sembrava essere tardi, anche Shaun, raggiunse il gruppo, nell’atrio. Si guardava intorno, e guardava quelle foto, confuso.
“Questo è uno scherzo, vero?” – Shaun guardò Jasmine, e poi Gabriel.
“Non è uno scherzo” – esclamò Sharon – “Loro stanno insieme, e questa foto è stata scattata dietro la scuola, dove spesso si incontrano” – continuò la ragazza.
Jasmine e Gabriel la guardarono inorriditi, lei, abbassò di nuovo la testa.
“Ti posso spiegare tutto, Shaun” – disse Jasmine.
“Possiamo spiegarti tutto” – si aggiunse Gabriel – “Sono sicuro che capirai”.
“Non me lo aspettavo” – asserì Shaun, con voce tremante – “Non da voi due” – poi Shaun voltò le spalle al gruppo, e lasciò il luogo. Jasmine gli corse dietro, e lo prese per un braccio ma Shaun la spinse a terra, così Gabriel intervenne e spinse, a sua volta, il ragazzo – “Non toccarla, mai più”.
“Ora mi sfidi?” – Shaun si avvicinò a Gabriel.
“Tu non sei da meno” – gli gridò contro il fratello. Oramai i ragazzi erano muso, a muso.
“Sei uno stronzo” – sbraitò Shaun. Gabriel tirò un pugno al fratello, Jasmine e Sharon strillarono, spaventate, e Liam previdente, cercò di tenere a bada Shaun, inutilmente. Il ragazzo spinse prima Liam, e poi si lanciò sul fratello, come un vero animale, portandolo a sbattere contro gli armadietti di ferro. Gabriel scivolò a terra, sofferente, tenendosi il braccio sinistro. Shaun lo guardò, poi scappò via. Liam e Jasmine andarono a soccorrere Gabriel – “Chiama il 911” – disse Jasmine, preoccupata.
“Lo chiamo io” – disse Sharon, anch’essa quasi in lacrime.
“Vattene via” – gli gridò contro Jasmine – “O a chiamarlo sarò io, e non solo per soccorrere Gabriel”. Sharon guardò Liam, in cerca di supporto.
“E’ meglio che tu vada” – gli consiglio, persino Liam. Sharon lasciò la scuola, e una volta arrivata davanti la porta il suo telefono trillò. Lei lo prese, era un messaggio anonimo – “
Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire”.
Shaun era seduto, su una panchina, pensieroso. Di lì passò Richard, che lo notò.
“Hey, amico, tutto ok?” – gli chiese, sentitamente.
“No” – rispose Shaun – “Nulla è tutto ok”. Richard si avvicinò, e si sedette vicino a lui.
“Hai voglia di parlarne?” – domandò Richard.
“No, non ne ho proprio voglia” – rispose Shaun, freddo.
“Allora non potrò aiutarti” – disse Richard – “Non qua almeno, ma davanti ad una birra, e alla partita dei Boston Celtics sarei sicuro più accomodante” – suppose il giovane. Shaun sorrise.
“Ho appena scoperto che la mia ragazza mi tradisce con mio fratello” – spiegò Shaun – “Ne la birra, ne la partita serviranno a niente”.
“Cazzo, hai ragione, sei uno sfigato” – esclamò Richard – “A meno che tu non abbia picchiato tuo fratello”.
“Cosa?” – chiese Shaun, divertito.
“Sei sfigato, ma se hai picchiato tuo fratello dopo che lo hai saputo, lo sei di meno” – Richard si alzò – “Allora, ti va la birra?”
“Mi va” – rispose Shaun.
“Grazie per avermi accompagnato” – Jasmine ringraziò Liam – “Non ti invito ad entrare perché la gente potrebbe pensare male” – ironizzò, poi, la ragazza.
“Tranquilla” – disse Liam, sorridente – “So che hai sbagliato, e non hai giustificazioni, ma hai il mio supporto, e quello che pensa la gente, e che penserà, ora è la cosa meno importante” – dichiarò l’amico.
“Sei un vero amico” – Jasmine salutò Liam, e si diresse verso la porta di casa.
Sharon era in camera sua, seduta a terra, in lacrime, quando il suo telefono squillò, e lei guardò lo schermo preoccupata. Non era la sola, anche Jasmine, si alzò dal letto, per via di un messaggio. Liam, invece che stava tornando a casa, lo estrasse dalla sua tasca. Anche Den ne ricevette uno, mentre, tranquillo, guardava la televisione. Infine, anche Shaun che era in un pub con Richard, controllò il cellulare – “Tutto bene?” – gli chiese l’amico, e Shaun annuì, poi lesse il messaggio, così come Liam, Sharon, Den e Jasmine. Il messaggio diceva: “
L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca. E da ora, si inizia”.
Gabriel, nella sua camera d’ospedale, stava ancora riposando. Qualcuno entrò nella sua stanza, la persona, con dei lucidi guanti rossi, ripose un vaso di fiori colorati sul comodino del paziente. Molto evidente era il biglietto attaccato al vaso, da un fiocco. Cosa c’era scritto? “
Le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare”.